A Dicembre, appena finita una fitta nevicata, ci siamo trovati come quattro pellegrini sull’autostrada per il lago d’Orta. Eravamo io, l’architetto Carlo Pession, l’ingegnere Marco Lazzerini e la giovane architetto Giorgia Palma. Eravamo carichi di carte e per tutto il viaggio ho dovuto dividere l’attenzione tra la strada ed il sorpasso dei numerosi TIR della Torino – Milano con il ribollio delle idee progettuali dei miei tre compagni d’avventura.
Abbiamo proposto le cose più banali mischiandole con le soluzioni più ardite sino a che siamo arrivati sul posto e, parcheggiando tra un cumulo di neve e l’altro, ci siamo trovati davanti al motivo del nostro viaggio. La gara concorso per idee per la ristrutturazione del Castello di Miasino. Più che un castello è una bella villona con vista sul lago, come tante altre nella zona.
Ma questa ha una storia un po’ particolare e ha colpito la nostra sensibilità civica: è un bene sottratto alla Mafia. I mafiosi, si sa, non comprano le cose brutte; del resto i soldi, quando non sono costati fatica, si spendono più facilmente per le cose belle. Il Castello di Miasino è bello. Non ci sono altre parole; non interessa lo stile, non interessa la struttura. E’ semplicemente una cosa bella, messa in un quadro da cartolina, con una vista su uno dei laghi più belli d’Italia.
Lo Stato e poi la Regione Piemonte lo hanno sequestrato, grazie al sacrificio di molti Magistrati e Forze dell’Ordine ed oggi è nostro, nostro di noi Italiani.
Che cosa farne? Questo era il tema del concorso e noi ci siamo buttati a capofitto con l’entusiasmo che solo si può avere davanti ad una cosa bella. Non eravamo soli a concorrere; in gara c’erano anche molti altri professionisti che si sono riuniti in team prestigiosi ed hanno affrontato il tema ma noi abbiamo avuto l’idea giusta. Abbiamo capito che la chiave di quel palazzo non è l’edificio ma il Parco.
Un Parco oggi un po’ acciaccato, senza una grande personalità ed in cui varie mani hanno apportato idee non sempre valide. La nostra idea è stata quella di proporre un Parco dalle mille fioriture, da contrapporre a Messer Tulipano di Pralormo, sulla falsa riga dei Castelli della Loira francesi da cui abbiamo molto da imparare ma poco da invidiare.
Un Parco in cui le bulbose la facciano da padrone, cominciando con i Bucaneve per arrivare ai Narcisi, agli Iris per poi proseguire con i Gigli, le Fritillarie sino ai Colchichi autunnali in un contesto di Azalee, Rododendri e Camelie. Siamo nel triangolo magico delle Piante acidofile, che parte dalla Panoramica Zegna di Biella ed arriva a Villa Taranto sul lago Maggiore che è stato incoronato come il più bel giardino del mondo da parte di una prestigiosa giuria inglese.
A giorni siamo attesi per la firma del contratto; vi terremo informati sull’evoluzione del progetto.
Inizia l’avventura!!!