Viticoltura di montagna, viticoltura eroica
ROUTES DES VIGNOBLES ALPINS.
Ed eccoci all’inizio dell’avventura. Abbiamo finalmente firmato il contratto di incarico con il Comune di Donnas per realizzare il progetto di RECUPERO VIGNETI DIMOSTRATIVI NEL COMUNE DI DONNAS – PROGETTO 1540 – ROUTES DES VIGNOBLES ALPINS.
Sviluppo dell’Enoturismo
Il progetto è frutto di una riflessione sulle potenzialità offerte dallo sviluppo dell’enoturismo nelle Alpi franco-italiane operata da vari attori coordinati da CERVIM e che vede come partner, per il settore Italiano, per il Piemonte la Città Metropolitana di Torino, il Comune di Pomaretto, il Comune di Carema, per la Valle d’Aosta la RAVA-DARNCF Regione autonoma della Val d’Aosta – Dipartimento dell’agricoltura, delle risorse naturali e del corpo forestale, l’ I.A.R. Istituto Agricolo Regionale, il CERVIM Centro di ricerca, studio e valorizzazione per la viticoltura di montagna, per il settore Francese l’Assemblée des Pays de Savoie (APS), l’organizzazione Savoie Mont Blanc Tourisme (SMBT), la Communauté de Communes Coeur de Savoie (CCCS), la Communauté de Communes de Chautagne (CCCh).
Progetto per una viticoltura eroica
In poche parole, sono stato incaricato dal Comune di Donnas, di ripristinare un vigneto storico e di impostarne un secondo, totalmente nuovo, ma seguendo rigorosamente le tradizioni e le tecniche specifiche di un territorio di montagna. Parrebbe un incarico semplice e lineare. Non è così.
Si tratta di Viticoltura EROICA.

Scalinata in pietra
Balmetta con vasca di raccolta acqua
Viticoltura eroica. Questo termine, quando i contadini del luogo me lo ripetevano, mi sembrava altisonante ed un pochino esagerato ma l’altro giorno, il primo in cui ho realmente preso visione delle cose da fare, ho capito cosa vuol dire questa parola e mi sono spaventato.
Ero da solo, con una borsa in una mano e nell’altra gli attrezzi per misurare ed ho avuto paura. Paura di scivolare dai gradini, di cadere da un terrazzo, di inciamparmi su un sasso tra l’erba e di volare giù.
Sono abituato da sempre ad andare in montagna, non mi impressiono più di tanto quando si deve passare in punti esposti ma questo sopralluogo me lo ricorderò per un pezzo.
Viticoltura Eroica perché ogni granello di sabbia, ogni acino d’uva, ogni grammo di materiale deve essere portato a mano su scalinate vecchie di secoli e la cui alzata in pietra varia da 10 a 32 centimetri, sfalsando il passo ad ogni gradino e togliendo il fiato ai poveri polmoni ansimanti per la salita.
Viticoltura tradizionale
Ogni terrazzo è diverso dall’altro; alcuni sono pianeggianti, altri hanno zone ribassate, altri ancora inglobano macigni cascati dalla montagna chissà quando. Tra tutti incombe la pendenza che è davvero da mozzafiato.
Il panorama è bellissimo e spazia sino all’imbocco della Pianura Padana.
I muretti sono stati costruiti spietrando ed accumulando le pietre in ordine sino a creare opere quasi perfette nella loro irregolarità e povertà.

Terrazzi strappati alla pietra
Le viti di Nebbiolo, anzi di Picotendro come dicono qui, si arrampicano sulle pergole di legno di castagno, incuranti delle nevicate e dei freddi invernali. La loro leggera pendenza verso monte consente di prendere sino all’ultimo raggio di sole e di far asciugare le nebbie che arrivano dal Canavese. Riescono a vivere sulla pietra trovando nutrimento non si sa dove.
Ho avuto paura ma mi sono anche commosso; ho pensato a quanto sudore ha concimato quei miseri fazzoletti di terra. Quanta disperazione deve aver spinto i nostri nonni a strappare letteralmente dalla montagna qualche bicchiere di vino che non era un bene di lusso ma una necessità alimentare.
Ecco, questo lavoro mi piace. Mi piace perché non si tratta solo di costruire qualcosa di materiale ma di rinnovare una memoria, di rendere omaggio agli infiniti oscuri lavoratori che hanno reso fertile un pezzo di terra, anzi di pietra, che senza di loro sarebbe rimasta sterile per l’eternità. Viticoltura eroica; ora ho cominciato a capire.